Napoli, 14 Settembre 2022

Mi sono chiesta tante volte cosa sognasse Elisabetta. Era cresciuta in una famiglia nobile, ma “normale”, senza cioè il peso di una investitura reale da dover sostenere. Nulla lasciava presagire che gli eventi si sarebbero capovolti e che il peso della monarchia andasse a gravare su di lei. Viveva tranquillamente con la sua amata sorella e credo che mai avrebbe pensato che un giorno sarebbe stata proprio lei l’artefice di tante sue sofferenze.

Di decisioni importanti e indesiderate ne ha dovute prendere tante, nel suo ruolo così solitario di regina. Come si sarà sentita ogni volta che un suo no, oppure un suo sì, hanno completamente ribaltato le aspettative altrui, la vita altrui?

Quante volte avrà pianto nelle sue enormi stanze dorate, nelle quali solo l’arredo e i fantasmi del passato di chi prima di lei le aveva condivise, potevano avere il privilegio di sentire i suoi silenziosissimi singhiozzi e osservare le nobili lacrime, aristocraticamente scendere sul viso quasi impaurite. Sì, perché tutto ciò che è normale per qualsiasi essere umano, non lo sarà mai per un reale.

Dedizione, servizio, dovere, abnegazione, sacrificio, rinuncia e non solo per un tempo relativo, ma per ben settant’anni di regno, la vita di Elisabetta II. Una donna forte come quasi tutte le donne della sua generazione, che non avevano tanto tempo per pensare, che lavoravano sodo, che avevano messo in un cassetto i loro sogni per portare avanti i loro doveri di “regine” della loro casa, della famiglia d’origine, della famiglia del marito, degli anziani della famiglia, di chi non si era sposato ed invecchiando restava solo. Grazie ad esse il mondo si acquieta nei momenti di forte tempesta, si stabilizza lasciandogli il tempo di evolversi quasi inconsapevolmente. Elisabetta le rappresenta tutte.

Buon viaggio cara regina, il mondo ti è grato per il tuo operato!

 Lella